Da oggi le palestre sono sottoposte all’obbligo del certificato verde. Non entrando nel merito riguardo l’efficacia dello strumento in se, rileviamo un totale disinteresse verso il settore sportivo, se non un’avversione che il precedente governo ha ben sottolineato, bollando lo sport come “non necessario” “non prioritario”.


Ancora oggi peró sembra che i lavoratori di questo settore valgano meno di quelli dell’industria, del terziario o di altri comparti, non valutando neppure che lo sport è lo strumento per combattere gran parte delle malattie.


Azzerando tutti gli sforzi profusi, non tenendo conto che si è già perso il 40% delle attività sportive, senza alcun confronto, si impone un altro provvedimento che certo non aiuterà la ripresa.


Prima delle chiusure forzate si è stati obbligati ad adottare protocolli stringenti e costosissimi con la “speranza” di rimanere aperti e, nei fatti, inesorabilmente chiusi dal primo momento.


Tutto ciò ha reso comunque le palestre tra i luoghi più sicuri, al contrario dei mezzi pubblici veri focolai d’infezione, rimasti sempre in attività, tant’è che oggi si prende la metropolitana liberamente ma si entra in palestra con il lasciapassare.


Al di là del fatto che nessuno riuscirà mai a capire, ascoltando gli esperti, quali siano i luoghi più o meno pericolosi, chiediamo: come si fa a gioire della vittoria italiana ai campionati europei di calcio e dei quotidiani primati olimpici a Tokyo disinteressandosi del vero cuore pulsante dello sport? Cos’è? Un semplice spettacolo da guardare in TV?


Lo sport è vita sana e reale non una telenovela, il suo scopo precipuo è quello di preservare l’individuo non quello di metterlo in pericolo. Non siamo contro nulla, vogliamo prima chiarezza e logica d’intervento, poi siamo disposti a sacrificarci per il bene del Paese come tutti.


Il Presidente Nazionale
Paolo Serapiglia