Il figlio di un nostro Dirigente raggiunge nuovi traguardi in cardiochirurgia con la tecnica Venice bridge
All’Ospedale all’Angelo di Mestre è stata inventata una innovativa protesi che consente di riparare in modo più veloce e meno cruento complessi aneurismi (dilatazioni) dell’aorta, la più grande e importante arteria del corpo umano. Proprio come un ponte, che collega due rive “sane” di aorta, questa tecnica permette di isolare e mettere in sicurezza la zona malata, con un gesto chirurgico più semplice.
COS‘È L’ANEURISMA
Si definisce aneurisma la dilatazione di una arteria. Questa anomalia, con il crescere delle dimensioni e con il deposito progressivo di grasso indurito (placche aterosclerotiche), può portare ad una rottura della parete con conseguente emorragia e morte del paziente. Gli aneurismi dell’aorta infatti sono una delle patologie più gravi in assoluto. Per ripararli bisogna spesso fare interventi lunghi e pericolosissimi, gravati da elevati tassi di mortalità, specie se la zona interessata da aneurisma è l’arco aortico: quella delicata porzione da cui nascono le arterie che portano sangue al cervello.
RIPARAZIONE CHIRURGICA TRADIZIONALE
Gli aneurismi dell’arco aortico vengono affrontati, in genere, con l’ausilio della circolazione extracorporea, tramite la quale si alimentano gli organi, soprattutto il cervello, raggiungendo una temperatura corporea molto bassa (in genere 24-26° C) fino al completo arresto della circolazione corporea e del cuore. L’intervento è molto pesante per l’organismo, specie se si tratta di pazienti anziani affetti anche da altre patologie. Inoltre, è molto frequente la probabilità di complicanze neurologiche cognitive e motorie e la mortalità è molto alta.
IL VENICE BRIDGE
Nel 2004 Domenico Mangino, cardiochirurgo dell’equipe mestrina guidata dal dottor Elvio Polesel, ha introdotto una nuova tecnica che permetteva di affrontare questi aneurismi in maniera più semplice, senza la circolazione extracorporea e senza fermare il cuore. L’esperienza era stata pubblicata sull’ European Journal of Cardiothorac Surgery (2005, Jan), pubblicazione scientifica di rilevanza internazionale. Nel 2005, con l’arrivo a Mestre del cardiochirurgo Giampaolo Zoffoli, questa tecnica era stata consolidata con successo. Grazie all’esperienza maturata con Mangino, Zoffoli ha potuto ideare una protesi vascolare innovativa che può agevolare i chirurghi di tutto il mondo nell’affrontare questa patologia così complessa.
“L’idea è venuta proprio pensando ai tanti ponti di cui è ricca la nostra Venezia – spiega Giampaolo Zoffoli – Questa protesi si comporta proprio come un ponte, gettato fra due zone sane di aorta, permettendo di isolare la zona malata con l’inserimento di una endoprotesi, senza fermare il cuore e senza usare la circolazione extracorporea. L’intervento risulta più rapido e meno invasivo per il paziente”.
La protesi è stata brevettata con il nome di Vascutek Gelwave Trifurcate with Side Branch, ma la tecnica è già stata ribattezzata Venice Bridge in omaggio alla nostra bella città. I cardiochirurghi Mangino e Zoffoli nei giorni scorsi hanno impiantato con successo la prima protesi in un paziente mestrino, affetto da un aneurisma gigante (11 cm) dell’arco aortico. Ora il paziente sta bene ed è già tornato a casa, con tempi e modalità di recupero impensabili fino a qualche anno fa.
Determinante per la buona riuscita di questi progetti è la partecipazione multidisciplinare. Nell’intervento sono state riunite le competenze e l’esperienza di tutto il Dipartimento cardiovascolare, guidato da Antonio Raviele, con il fondamentale supporto di Roberto Ragazzi, primario della Radiologia all’Angelo.